Descrizione
La Pieve è attualmente dedicata alla Natività di Maria ma probabilmente questo non è il titolo primitivo poiché, se così fosse, bisognerebbe far risalire la sua fondazione ad un'epoca relativamente tarda: circa il secolo XI, quando il culto verso questo mistero ebbe la sua particolare diffusione. Si ritiene invece che essa sia stata fondata verso la fine del VII secolo, o al principio del IX e quindi con un titolo diverso. Risultano ignoti i rifacimenti ai quali fu soggetta, dalla sua fondazione sino al secolo XVI, quando la Pieve quasi sicuramente fu oggetto di ampliamento. Un rifacimento ancora più radicale della chiesa plebana si ebbe alla metà del XVII sec. Non si conosce con precisione il luogo dal quale furono cavati i blocchi di granito per le sei colonne monolitiche che dividono le navate perché le tradizioni non sono concordi: secondo alcuni a Naiù, secondo altri a Trangulù, secondo altri ancora a Sessana (tutte località sopra Mù). Il vescovo Mons. Marco Morosini la consacrò nel 1652 insieme all'altare maggiore, benché non fosse terminata in tutte le sue opere. Nel 1682 si fabbricò l’attuale sagrestia. Nel 1718 si pensò di ampliare il coro: si dovette perciò demolire l'altare maggiore, una parte di canonicato di S. Caterina e il campanile.
Il campanile inizialmente si ergeva nell'area dell'attuale sagrestia piccola; nel 1763 si diede compimento alla fabbricazione della nuova imponente torre. Il campanile è alto 68 metri, dal suolo alla croce, ed è il più alto della valle. La prima parte, fino alla cella campanaria, è quadrata, tutta in blocchi di granito, con quattro angoli modellati; sopra la cella campanaria è a cuspide. Le attuali campane risalgono al 1898 e costituiscono il miglior concerto della valle ed uno dei migliori della diocesi. Con il coro venne innalzata l'elegante cupola e per sostituire l'altare demolito, nel 1749 fu deliberata l'erezione di uno nuovo. Ritocchi ed abbellimenti furono apportati alla chiesa in tempi più recenti. Nel 1892 si provvide ad innalzare la navata centrale, si poterono quindi aprire i quattro finestroni per ciascun lato. Si procedette poi con l'internamento dei due altari laterali della Madonna e del Presepio e l'apertura dei quattro archi, due corrispondenti all'altare delle madri e del Crocifisso o Battistero. In seguito si procedette alla decorazione e dipintura della chiesa compiute tra il 1928 e il 1935; la prima fu eseguita da Giuseppe Trainini di Brescia, la seconda da Vittorio Trainini pure di Brescia, che ornò di figure tanto la cupola, quanto la navata principale, mentre i dipinti delle navate laterali furono eseguiti dal noto pittore Luigi Morgani di Torino. Rinnovato l'interno si procedette poi a un rifacimento della facciata.
Altari e opere interne
La chiesa è ricca di otto altari ed un altare maggiore, la cui pala ha una cornice di buon intaglio, ma abbastanza recente e una tela che rappresenta la Natività di Maria di buon autore ignoto di scuola veneta. Sopra l'altare maggiore troneggia il crocifisso in bronzo dello scultore contemporaneo prof. Federico Severino, ivi posto nel febbraio 1993. Pure dello stesso autore sono l'altare della celebrazione, l'ambone e la sede presidenziale, realizzate nel 1995. I due altari frontali, in capo alle navate laterali, sono due belle opere d'intaglio attribuite a Pietro Ramus o alla sua scuola.
- A sinistra, l'altare del presepio è succeduto a quello omonimo della vecchia pieve ed a quello più antico di S. Ambrogio. E' a due ordini: nel centro della cimasa si nota un organo, dal lato del Vangelo c'è una statuetta di S. Ambrogio, che ricorda il titolo primitivo. Del gruppo ligneo della Natività nel 1980 sono state trafugate le statue della Sacra Famiglia e quelle attuali sono delle copie in legno. Delle statue trafugate qualche anno fa è stata ritrovata quella del bambino Gesù, non più collocata sull’altare ma conservata a parte.
- A destra, l’altare del rosario è succeduto, nella pieve ricostruita, a quello dello stesso nome e di S. Caterina. E' a due ordini con due colonne: fino al 1769 il centro era occupato da una grande tela raffigurante la vergine del Rosario con S. Domenico e S. Caterina, alla quale fu sostituita una nicchia per una statua, occupata ora da una più recente in legno di Valgardena: una piccola tela con la Madonna del Rosario è ancora sulla cima dell'altare.
- L'altare di San Lorenzo fu eretto nel 1660: succedeva alla cappella e all'altare già dedicato al santo nella vecchia pieve. Tre anni dopo, venne ordinato il quadro al pittore locale Giacomo Bornini detto Bate, di Saviore.
- L'altare delle anime o del suffragio, che fu eretto nel 1670 a cura, della comunità e della Confraternita del Suffragio, presenta l'ancona, la balaustra e la predella in marmi policromi. La tela è attribuita al Bate.
- L'altare dedicato a Santa Monica (è l'altare delle madri cristiane) fu eretto nel 1886, la tela è del pittore Volpi di Lovere.
- L'altare dedicato al crocifisso fu rimosso per collocare in posto più visibile e decente il Battistero: tolta la mensa è però rimasto il Crocifisso che, prima del rialzo della volta, pendeva dall'arco trionfale del presbiterio.
- L'altare di Sant'Antonio, o più propriamente dei due Santi Antonio (quello Abate e quello di Padova), finito nel 1674 è attribuito anch'esso a Pietro Ramus. Il quadro è del Bate e porta in fondo a sinistra il ritratto del patrono e di una sua figlioletta. Una scritta, che stava dietro un piccolo tabernacolo, segna l'anno e il patrono che lo commissionò.
- Nella stessa epoca veniva eretto l'altare dell'angelo custode che porta ancora sulla cima un immagine dell'Angelo. Attualmente è dedicato a S. Carlo. Ai piedi dell'altare è collocata la tomba di Mons. Pietro Gazzoli, vescovo ausiliare di Brescia, originario di Edolo, scomparso nel 1990.
Il pulpito in legno intagliato ed intarsiato è un'opera pregevole uscita dalla bottega di Pietro Ramus. La piramide rovesciata, che fa da base, poggia sulla testa ben modellata di un leone e su quattro putti (due per lati) che fanno da cariatidi ed è tutt'intorno lavorata graziosamente con disegni d'intarsio e a mezzo rilievo. La parte d'intarsio, il vero pulpito, presenta sei nicchiette (in precedenza contenevano una statuetta ciascuna, poi trafugate) e tra una nicchietta e l'altra si levano delle cariatidi. Sotto il cielo, lo Spirito in forma di colomba, e all'esterno una serie di putti alati. Nel 1991, in occasione della Visita Pastorale, il vescovo Mons. Bruno Foresti ha inaugurato le tre porte in bronzo della Facciata, raffiguranti i misteri del S. Rosario ad opera dello scultore dalignese Maffeo Ferrari.